Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici anonimizzati. La chiusura del banner mediante
selezione dell'apposito comando contraddistinto dalla X o tramite il pulsante "Continua la
navigazione" comporta la continuazione della navigazione in assenza di cookie o altri strumenti
di tracciamento diversi da quelli sopracitati.
COOKIE POLICY
Alle porte del Settecento i Gerbolini pensano ad una chiesa pili bella e pili grande, e tale sogno si realizzera nella spazio d'un secolo in concomitanza con Ie lotte per lo smembramento religioso e civile dalla matrice di S. Giorgio. Di queste liti riferisce ampiamente il primo storico di S. Giusto, il Prevosto Don Leydi; non resta che sunteggiare anzitutto un tentativo di smembrazione dal Comune di San Giorgio, fallito, ma utile a coprire Ie spese della nuova Chiesa (1).
Nel1693 il re Sabaudo Vittorio Amedeo II, avendo bisogno di denaro per la guerra contro la Francia, autorizza Ie frazioni all'autonomia dal capoluogo pagando una certa tassa (2). Gli abitanti del Gerbo e di Cortereggio fecero subito ricorso al Re, ma quei di S. Giorgio si offrirono al pagamento della tassa richiesta, purche la separazione non si facesse. Allora Vittorio Amedeo II il 30 ottobre 1694 emana un decreto che ingiungeva "in forza d'un contratto irrevocabile, stipulato e giurato, che i Cascinali del Gerbo e Cortereggio debbono restare in perpetuo membri uniti, congiunti ed incorporati a S. Giorgio e mai possano in avvenire dai suoi Successori essere smembrati da detto luogo, ecc." (1). Cosi S. Giorgio la vinse, ma dovette pagare allora L. 15.000 al Re e Ie spese sostenute dai Sangiustesi per ricorrere allo smembramento, ed inoltre un contributo di L. 3.000 per la nuova chiesa che i Sangiustesi stavano erigendo a cavallo del Settecento.
La seconda lotta per l'indipendenza avviene nel17 67, quando la popolazione del Gerbo era salita a 1.900 abitanti. I capi-famiglia si elessero dei procuratori per ricorrere al Senato, obbligandosi a rimborsare Ie L. 15.000 che S. Giorgio aveva versato al Governo nel1694. Dopo un anno di attesa, la richiesta fu respinta, ma furono accolte delle istanze proposte per una migliore convivenza delle due comunita, come la nomina di un segretario comunale che non fosse di S. Giorgio e del Gerbo, la vendita del sale al Gerbo e una equa distribuzione degli oneri militari e fiscali.
II terzo ricorso fu presentato l'anno seguente nel 1769; in esso tra l'altro si diceva: "Ci tengono schiavi, ci chiamano ribelli, e non ottenendo la smembrazione, i soli occhi ci lasceranno per piangere la nostra disgrazia". Niente di fatto! Finalmente, mutato re e governo nel 1773, dietro richiesta dei procuratori Bartolomeo Margherio e Carlo Giovannino, avallata dal personale interessamento del Card. Delle Lanze (3), il Re Vittorio Amedeo III dal suo castello di Moncalieri, i19 ottobre 1778 emana il sospirato decreto di smembrazione, con l'obbligo di pagare alle Regie Finanze L. 5.000 ed al Comune di S. Giorgio L. 15.000 per risarcire la tassa del 1694.
(1) "Cenni storici sui Comune e sulla parrocchia di s. Giusto-Canavese" pag. 37. (2) Cosi nel 1694 Bosconero, prima frazione di Rivarolo, diventa comune.
(3) Cfr. TO A.S., 1° sez., fasc. 11, mazzo 11.
Forte fu la reazione dei Sangiorgesi, coalizzatisi con i loro feudatari e gli abitanti della frazione Cortereggio (timorosi di perdere qualcosa delloro territorio) alIa notifica del decreto reale di erezione di nuovo Comune strappato dai Gerbolini a loro insaputa. Si cerca in tutti i modi di ritardare la separazione fino a che non si fosse sborsata in contanti la somma di L. 15.000 e non fosse compilata una mappa catastale del Gerbo. Ma l'intendente di finanza cui i Gerbolini s'erano rivolti, il conte Villata, decise di procedere sulluogo e sull'istante all'estimo dei beni senza stare a preparare una carta troppo laboriosa e costosa. E il 30 giugno 1779 venne nella sede della Compagnia dell' Addolorata (attuale Oratorio) per separare i beni. Vi compare per il Gerbo il procuratore Settime, per S. Giorgio nessuno. Allora l'intendente rese esecutiva la regia patente del 1778 e ordina nella stesso
giorno l'elezione del primo Consiglio comunale. Nell775 era appunto uscito il "Regolamento dei
pubblici" che affidava l'amministrazione del Comune ad un consiglio di 5 membri. Primo sindaco del nuovo Comune del regno di Sardegna e provincia d'Ivrea (fino al 1846) risulto Giacomo Ozzello.
Gli altri consiglieri furono Antonio Verga, Antonio Gatto, Antonio lano, Stefano Giovannino. Primo segretario comunale fu Guglielmo Verga.
Contro la sentenza dell'intendente prefettizio Villata S. Giorgio appello al Re Vittorio Amedeo III. Questi che con patente in data 3 settembre 1779 aveva riconosciuto al nuovo Comune il nome di S. Giusto (1), illO dello stesso mese formava una Commissione per risolvere la questione. Dopo aver sentito Ie parti in Torino, la regia Delegazione sentenzio il13 settembre 1780 che bisognava prima compilare una mappa. Intanto 1'8 ottobre 1781 si decise di dare a S. Giusto i 2/7 del totale registro ossia 2272 giornate piemontesi, in proporzione del numero degli abitanti di allora. Ma la perizia per concordare la smembrazione pratica duro lo anni. Perito per S. Giusto fu I'arch. Dejeronimis, per S. Giorgio l' Arch. Paracca. Finalmente il31 marzo 1791 fu accettato il piano di divisione proposto dall' Architetto d'ufficio Visetti.
A Torino il notaio Gaspare Gandolfo alla presenza del conte Peiretti di Condove, presidente del Senato, del conte Faletti, presidente del Consiglio di Stato, dell'intendente generale conte Ferrero, del relatore Cay. Pes, ecc. redigeva lo strumento fondamentale di divisione. Finita la lite, si arrivo alla resa dei conti. I procuratori del Gerbo che si erano resi garanti delle spese sarebbero falliti se non fossero stati soccorsi dai compaesani. Infatti bisognava sborsare L. 15.000 a S. Giorgio per la tassa da esso pagata ne11694, con i relativi interessi di L. 4200, e ancora L. 18.000 per la cessione in pili dei 2/7 pattuiti, di 140 giornate poste lungo il perimetro dei confini, infine L. 17.000 per Ie spese della divisione. Un debito quindi di L. 60.000, coperto da contributi di Sangiustesi e da vendite di gerbidi comunali, in regione Donzelletto e Gerbo grande.
(I) Anche se in Italia e l'unico Comune che ha questo nome ed e quindi inconfondibite, per distinguerlo da altre frazioni, Re Vittorio Emanuele II con decreto del 1862 accordava al Comune di chiamarsi S. Giusto Canavese. Nelle Marche, in provincia di Macerata, esiste una cittadina di 6000 abitanti di nome "Monte San Giusto", anche se si trova solo a 230 metri sullivello del mare, 30 in meno di S.Giusto Canavese.
Si puo rilevare come S. Giusto sia sorto e si sia quasi sempre mantenuto entro I'orbita di Casa Savoia, da quando il Canavese, culla della dinastia Sabauda, con il trattato di Cherasco del 1631, si libero dal dominio dei Gonzaga di Monferrato fino - si puo dire - al nuovo ordinamento Repubblicano introdotto nel 1946.
E poiche la missione di Casa Savoia fu quella di fare l'Italia, si puo dire che in qualche modo Ie lotte d'indipendenza comunale si sono proiettate sia cronologicamente che logicamente nella prospettiva dei Sangiustesi in queUe pili vaste combattute per I'indipendenza nazionale. E c'e di pili. Tutte Ie varie storie scritte sull'origine del Risorgimento Italiano mettono in luce il patriottismo dello storico Carlo Botta (1766-1837) nativo di S. Giorgio quando questo comprendeva anche S. Giusto; egli fu a capo della cosiddetta Nazione Piemontese con Carlo Giulio e Carlo Bossi (governo dei 3 Carli) nel 1798 dopo lo scoppio della Rivoluzione Francese.
Scrivendo una petizione al Consiglio dei 500 di Francia, egli tento per primo, come nota C. Boncompagni, di affermare il diritto della nazione italiana davanti allo straniero con tali parole: "Dichiarate tutti dall'Alpe alla Sicilia i popoli d'Italia indipendenti e liberi". E altrove diceva: "Voglia il cielo che non si parli pili di Cisalpini, Toscani, ecc. ma il nome Italico sia il solo nostro nome!" (1).
II nostro territorio fu quindi il cuore del Piemonte, primo focolaio dell'idea risorgimentale. Napoleone, in cui il Botta confidava, tradi perol'Italia; invece i Savoia, che diedero I'autonomia comunale a S. Giusto, espulsi dal Botta, attuarono l'Italia. Dunque Napoleone scese in Italia nel maggio del 1800 a ristabilire la Repubblica subalpina sfasciata dalle truppe Austro-Russe, passo per Ivrea, Montalenghe e Foglizzo e incorporo it Piemonte alla Francia fino a11814. Anche a S. Giusto si pianto I'albero della liberta che fungeva pure da albo pretorio, nella piazza della chiesa. Tutto divento francese: la lingua, la municipalita, il calendario, ecc. (2). Ben presto ci si accorse che Bonaparte era si un Italiano di nascita, ma aveva a cuore l'imperialismo francese, tradendo ad es. la repubblica di Venezia. In virtu del concordato tra Pio VII e la Francia, la parrocchia di S. Giusto passava, il 26 luglio 1805, alIa diocesi d'lvrea. Alle guerre napoleoniche presero parte anche Sangiustesi. 11 Bertolotti ricorda "un residuo della grande Armata, il soldato Gioannini Antonio, monco del braccio sinistro in seguito a ferita riportata alIa battaglia di Wagram (1809) per cui n'ebbe pensione vitalizia" (3). Lo stesso ricorda pure come nella prima guerra d'indipendenza si sia accampato a S. Giusto il generale Durando a capo dell'esercizio pontificio concesso da Pio IX a Carlo Alberto: "N el1849 la divisione comandata dal Gen. Durando bivacco in questa landa. Le rizzate tende presentavano un bellissimo colpo di vista; e tale accampamento fu visitato del Duca di Genova Ferdinando" (4). Infine si ricordano molti Sangiustesi che ebbero onorifici gradi, medaglie e croci, come Carlo Petrini commissario di guerra di prima classe e decorato della croce di ufficiale, e i suoi 2 nipoti Cay. Giuseppe e Carlo maggiori di fanteria, Boggio Francesco capitano di cavalleria con rnedaglia d'argento e il capitano navale Serazio Giovanni.
(1) A. Tortorato in "La marcia d'un popolo eroico", pag. 3, Milano 1937.
(2) II Comune di S. Giusto dipendeva dal dipartimento della Dora, circondario di Chivasso, mandamento di S. Giorgio.
(3) crr. tomo II, pag. 111.
(4) crr. tomo II, pag. lo5.
Anche la comunita ecclesiale dei Gerbolini reclamava ed esigeva la sua autonomia. 114 aprile 1741circa 300 capifamiglia si riunirono in assemblea per ricorrere all' Autorita religiosa al fine di costituire una nuova parrocchia da loro dotata, con terreni, di proprio beneficio. L'Ordinario allora era l' Abate di S. Benigno. Essendo la sede vacante, ci si rivolse al Vicario Apostolico Abate Tommaso Carroccio, canonico della Metropolitana di Torino, adducendo queste ragioni: distanza notevole da S. Giorgio ed impraticabilita delle strade in certe stagioni, popolazione di 1700 abitanti, vasta chiesa provvista dell'occorrente e di abitazione per il Sacerdote e conveniente dote al nuovo parroco. L'arciprete di S. Giorgio citato a Torino si rifiuto di ammettere quei pretesti e scaricava tale iniziativa su qualche testa calda che gli era antipatico. Dopo 4 anni di spese e disturbi, S. Giusto la vinse. Fu emessa la sentenza di erezione della nuova parrocchia il16 agosto 1745. I Sangiorgesi appellarono, ma erano gia trascorsi 50 giomi di tempo utile. Cosi il16 gennaio 1746 si approvarono gli atti di costituzione della dote parrocchiale e, nell'attesa del pub blico concorso per la nomina del Prevosto, fu designato il cappellano Don Ignazio Zanna come Economo parrocchiale.
Ma il canonico concorso indetto per I'll febbraio 1746 non doveva aver luogo perche sospeso dall'arcivescovo Mons. Merlini, nunzio apostolico del regno di Sardegna, a cui era ricorso l'arciprete di S. Giorgio.
Anzi, in seguito al permesso del Papa Benedetto XIV cui s'erano rivolti i Sangiorgesi, bisognava rifare il processo di smembrazione, perche i Gerbolini avevano addotte motivazioni false. Un sopralluogo del Nunzio al Gerbido il 25 luglio 1746 appuro Ie distanze, la consistenza della dote, il numero degli abitanti, cose che in realta erano state un po' esagerate, ma non troppo... (cosi che la popolazione risulto di 1400, non di 1700 abitanti). Fatto sta che il18 agosto 1746 fu annullato il decreto dell' Abate Carroccio e invece della parrocchia fu eretta una Vicaria perpetua, un modo giuri dico per accontentare Ie due parti e nella stesso tempo scontentarle. Era quasi come una parrocchia, ma rimanevano all'arciprete di S. Giorgio alcuni diritti come celeb rare messa nella festa dell' Assunta dal Vicario del Gerbo, ecc. (I).
Cosi, pubblicato il concorso, fu scelto tra i sacerdoti idonei di S. Giusto (allora erano 14) Don Bartolomeo Cantelli che prese possesso i14 agosto 1747. Tali fatti aumentarono perol'antagonismo tra Ie due comunitta. Basti ricordare lo scambio d'invettive tra Ie processioni per la benedizione delle campagne, incontratesi alIa croce del Berchetto che divide S. Giorgio da S. Giusto; era l'anno 1750.I Gerbolini si procurarono un altro appellativo: "rubacristi", perche strapparono ai Sangiorgesi la Croce della processione e la portarono nella loro chiesa come trofeo di vittoria (2). Erano intempe
ranze spiegabili con Ie lunghe e costose lotte ed il temperamento esuberante dei Gerbolini.
(1) Di quei diritti pero non si servi mai alcun Arciprete di S. Giorgio.
(2) I Sangiustesi replicheranno all'accusa dei Sangiorgesi chiamandoli "mangia-cristiani" con evidente riferimento alia "lena".
Dopo piu di 50 anni dall'erezione della Vicaria perpetua, essendosi ingrandita la chiesa come oggi rimane e raggiunto il numero di 2000 abitanti, dopo la morte del Vicario Don Actis avvenuta il 5 aprile 1803, l'economo Don Lorenzo Fiorina con alcuni capifamiglia si rivolsero all' Abate Commendatario di S. Benigno per ottenere l'erezione di S. Giusto in parrocchia. Pubblicato il canonico con corso, lo stesso Don Lorenzo Fiorina, gia vicecancelliere alla Curia abba
ziale di S. Benigno, venne nominato primo Prevosto di S. Giusto in data 16 novembre 1803. 1112 aprile
1804 fu emanato lo storico decreto che in parte riportiamo, traducendolo dal latino:
"Giacomo Pietro Ignazio Maria Valperga dei conti di Masino, Abate di S. Benigno e Delegato Apostolico... aderendo aIle istanze degli abitanti di S. Giusto da tanto tempo manifestate, tenuto conto del numero delle anime salito a circa 2000, e del fatto che e gia comune indipendente, in virtu dell'autorita comunicataci dall'Arcivescovo di Torino come Delegato Apostolico, con il consenso e l'approvazione del vescovo mons. Ambiano, Delegato Apostolico in Piemonte, con questo nostro decreto dichiariamo e definiamo che S. Giusto per l'avvenire debba essere ritenuto come parrocchia esente da ogni condizione, e quindi gli cambiamo il titolo di vicaria perpetua in quello di vera Prevostura e conferiamo il titolo di Prevosto al sac. Lorenzo Fiorina gia conferitogli nel giorno del suo possesso" (I). La canonica c'era gia dall725. Altra casa era pure stata costruita nel 17l2 ad uso di scuola. I lavori iniziati ne11757 e finiti ne11766, assieme aIle scuole che si trovavano presso l'attuale municipio, riguardavano la casa rustica posta dove ora sorge il salone del cinema parrocchiale (2). Accanto alIa chiesa dal1752 al1756 sorse pure un altro edificio per Ie adunanze della confraternita dell'Addolorata con un'elegante facciata in cotto che ancora si puo ammirare nell'oratorio parrocchiale, e servi anche come primo municipio e scuola di musica.
Ancora nella casa parrocchiale sorgera ne11925 l'oratorio mas chile con il teatrino parrocchiale,oratorio che si spostera poi, dopo l'esumazione delle salme, nel cimitero accanto alIa chiesa verso il 1936.
Questo per dire come la casa parrocchiale, che custodisce nell'archivio tante memorie, non e mai stata un'abitazione "privata" quanto la casa di tutti. Inutile poi ricordare come i confini della parrocchia siano quelli del Comune con in piu la cascina della Goretta smembrata dalla parrocchia di S. Giorgio solo nel 1929 con decreto vescovile in data 17 settembre.
(I) Dall'archivio parrocchiale.
(2) La cas a parrocchiale fu recintata a mezzogiorno nel 1809 e a mezzanotte, dove prima v'era un vigneto e poi un frutteto, nel 1851.
In una assemblea generale tenutasi il 7 luglio 1779 nella settimana seguente all'elezione del primo consiglio comunale presso la sede dell a confraternita dell'Addolorata (attuale Oratorio), si scelse all'unanimita S. Giusto martire come Protettore del paese smembrato da San Giorgio, al fine di in titolare al suo nome il cosiddetto Gerbo grande di S. Giorgio. Un nome senz'altro indovinato! Piu giusto di cosi, non puo essere! Per edificazione e non per confusione della fede dei lettori, si deve dire pen'> che e difficile sapere con certezza qual e il S. Giusto "giusto" ossia scelto tra la dozzina dei Martiri dello stesso nome, se pur fu scelto... Vediamo i pili probabili:
1) Quello di Roma, la cui festa si celebra il14 luglio. Infatti e stato scelto dai Sangiustesi una settimana prima, il 7 lugIio. L'anno seguente il14lugIio reca il decreto del Card. Delle Lanze che "approva e conferma in special protettore e Patrono S. Giusto martire, la cui festa corre il18 ottobre", forse perche a lugIio fervevano i lavori campestri. A prescindere poi dalle ReIiquie, trasportate nel 1783, la statua che si porta in processione e l'afTresco di Mons. Giacomo Boggio in casa Zanna, via Gamogna, datato illS settembre 1882 (I) raffigurano infatti "il soldato che, sotto il tribuno Claudio, credette nel Cristo in seguito ad una miracolosa visione della Croce e, scoperto come Cristiano, dopo tanti tormenti da parte del prefetto Magnezio, rese lo spirito confessando la sua fede nel Cristo Signore" (Martirologio).
2) Quello di Beauvais (Francia), la cui festa ricorre il18 ottobre. II Card. Delle Lanze poteva alludere a questo. Infatti la festa patronale e fissata nella domenica prossima al18 ottobre. Nella diocesi di Beauvais in Piccardia si festeggia dunque S. Giusto 0 Giustino per la sua giovane eta, decapitato nella persecuzione di Dioc1eziano sotto il preside Riziovaro presso Simovico detto ora St. Just en Chassant. Altro Comune vicino si chiama St. Just en Chevalet.
3) Quello di Susa, la cui festa ricorre il19 ottobre. II Card. Delle Lanze infatti, prima di essere Abate di S. Benigno e Lucedio, resse l' Ab bazia di S. Giusto in Susa, che per opera sua nel1772 divento diocesi.
Nulla di strano quindi se avesse pensato al monacocellario martirizzato dai Saraceni cola penetrati nel X sec. Tanto pili che Ie ReIiquie da lui donate furono traslate solennemente il19 ottobre 1783, domenica XIX dopo Pentecoste, dall'ex cappella di S. Carlo, in via Tonale.
4) Quello di Canterbury (Inghilterra), la cui festa ricorre illO novembre. Nell'archivio parrochiale infatti si trova uno scritto del 1937 dove si dice d'una tradizione secondo la Quale S. Giusto, romano di nascita, diventato arcivescovo di Canterbury, cercando un valico nelle Alpi, avrebbe soggiornato nel Gerbo, verso il601. In ricordo di quel breve soggiorno, i Gerbolini avrebbero scelto Lui come Patrono.
Comunque sia, San Giusto e esistito, benche tutti i Santi siano "giusti". II fatto che si rappresenti come un soldato, anche se fu monaco 0 ragazzo, si spiega oltre che con il bellicoso istinto dei GerboIini con l'uso liturgico di cantare il "Deus, tuorum militum" per tutti i martiri, anche se non soldati.
Per ricostruire la figura del vero San Giusto, occorre fare un processo di demitizzazione, partendo dalle circostanze nelle quali e stato scelto, e risalendo al nuc1eo originario con la cura di rimuovere Ie incrostazioni del tempo.
E chiaro che i GerboIini ambivano gia dal1694 all'autonomia promessa e, avendo ottenuto risultati opposti e continue vessazioni, invocassero giustizia, rivolgendosi a un Santo "giusto". E pure assodato che allora la vita di San Giusto martire era divulgata in un alone di leggenda popolare, come era capitato per San Giorgio martire.
Basti leggere il poema cavalleresco dal titolo: "Libro de sancto Iusto paladino de Franza e de la sua vita, e come a elo Ii apparue la fortuna del mondo e come parlaua con essa, e come lo fu intentato dal demonio da diuersi modi de la nostra fede christiana". Libro che fu stampato gia nel1487 a Venezia e usci poi in diverse edizioni, ora quasi introvabile, che contiene pure una "summa" di nozioni religiose e bellissime preghiere del tempo, e meriterebbe di essere qui riproposto con opportuna esegesi filologica. E chiaro che qui la "passione" di San Giusto viene travasata nella "chansons de gestes" dei paladini caroIingi, per cui noi moderni, attenendoci soltanto alle documentazioni letterarie, con la maturita critica acquisita restiamo perplessi sulla personalita storica del Santo. Ma se guardiamo anche aIle a!tre testimonianze che ci parlano della tradizione de! culto a questo Santo, !a sua figura appare pili nitida nella memoria dei Sangiustesi che !'onorano come Patrono.
(1) "Quel San Giusto - diceva !'autore - spaventava chiunque vi entrava per !a prima volta" (Cfr. "Gli ultimi saluti", pag. 48).
Accesso libero.
Pagina aggiornata il 28/10/2024