Edifici per il culto e opere per uso civile

La Chiesa Parrocchiale, La prima costruzione...

Descrizione

LA CHIESA PARROCCHIALE

Essendo la chiesa tra i monumenti del paese il più insigne, artistico e prezioso, cui hanno posta mana tutte le generazioni dei Sangiustesi, non e possibile esaurirne la descrizione in un solo capitolo. Ma, come le diverse generazioni hanno saputo costruirla, ampliarla ed abbellirla in vari momenti, cosi si potra cogliere i particolari nella trattazione successiva. Per ora ecco un tentativo di sintesi panoramica che abbozza la chiesa come ora si presenta al primo sguardo. Gia si puo constatare con meraviglia che essa, pur essendo frutto di epoche successive su progetti di autori diversi, ora si prospetta come una realizzazione armonica ed unitaria, segno di convergenza di vedute e di sforzi, del popolo sangiustese e degli architetti. Elevata al centro del paese, attorniata da una piazza monumentale, essa s'impone per l'ampiezza della sua mole e l'altezza del suo campanile, nonche per la forma artistica, su tutti gli altri edifici. La rossa facciata di grezzi mattoni, dallo zoccolo di pietra, innalzandosi con il fastigio sormontato dalla croce sopra illivello della navata, per illuminarsi dei raggi infuocati del sole nascente, esprime bene l'orientamento della chiesa a Cristo risorto, luce del mondo. Sopra il grande portale d'ingresso e scritta in latino la dedica: "Tempio sacro a Dio ottimo massimo, ad onore di Maria Vergine Addolorata e dei santi Giusto, Fabiano e Sebastiano martiri".
E tutto l'insieme interno, armonico e splendente, di marmi ed affreschi variopinti, di lesene e capitelli dorati, d'impianti preziosi che diffondono luce, suono e calore, esprimono nellinguaggio dell'arte degli ultimi tre secoli la gloria del Signore nei suoi Angeli e Santi e la fede dei Sangiustesi. Entrando nel Tempio in una sola navata a doppia croci era, esso appare tutto avvolto nella sacra penombra favorita dalle dodici vetrate istoriate poste alla sommita del cornicione. La sua lunghezza raggiunge 46 metri, l'altezza 16 metri e la larghezza 9 metri nel presbiterio e il doppio nella navata. La volta si presenta con 7 campate successive ad arco tutto sesto, ora a conchiglia ora a botte, ora a cupola ora a vela. Nell'abside emisferica troneggia la grande lcona entro preziosa cornice (1), nel presbiterio campeggia l'altare di marmo policromo con il tabernacolo d'oro sormontato da Croce e candelieri in rame argentato, nell'ampia navata si notano le cappelle laterali ricche di pregiate pitture e sculture, banchi e acquesantiere a calice e a conchiglia. Ai lati del coro v'e la sacrestia ed il campanile che s'inquadrano mirabilmente nella stesso stile architettonico e figurativo del barocco piemontese con la chiesa parrocchiale cui sono uniti.

(1) La cornice e del 1736.

LA PRIMA COSTRUZIONE

I Gerbolini, trovando la primitiva cappella dedicata ai S.S. Fabiano e Sebastiano angusta e indecorosa, ottennero dall'Abate Carron di S. Benigno nel 1697 il permesso di costruirsi una chiesa pensando di renderla presto parrocchiale invece che succursale.
Si fece dunque la benedizione della prima pietra e si demoli la cappella preesistente. Nel 1701 lo stesso capomastro Maurizio Capellaro di Mongrando (Vc) che vi dirigeva i lavori costruira a Foglizzo la chiesa di San Giovanni decollato attorno alla vecchia cappella lasciata per celebrarvi le sacre funzioni. Puo darsi che si sia fatto altrettanto anche al Gerbo.
Tanto più che si riscontrano tra le due opere somiglianze notevoli di stile, soprattutto per quanta concerne il campanile. Siccome poi architetto di S. Giovanni figura (1) un lng. Pancrazio Mosso, come si deduce dalla "capitolazione" (contratto di lavoro) conservata nell'archivio parrocchiale di Foglizzo, c'e da presumere, stante la mancanza di documenti, che autore del progetto della nostra chiesa sia stato quell'ingegnere a noi sconosciuto, benche dovesse essere allora rinomato per aver conseguito gia quel titolo.
Intanto i lavori proseguivano per piu di 10 anni fino al 1708 con la collaborazione di tutti. Dal cantone del Erik, dove con la terra argillosa si costruivano i mattoni fatti cuocere con legname in apposita fornace, era una spola di persone che si prestavano al trasporto, Così come i conducenti facevano le "roide" per trasportare pietroni e sabbia dal greto dell'Orco e piante per i ponteggi. Così le fondamenta si innalzavano massicce fino a m. 16 d'altezza. Tra le pareti si vedono ancora i due finti matronei distanti tra loro m. 9; quello spazio era il presbiterio sormontato da una volta a botte e chiuso a mezzanotte da ristretta abside che arrivava allimite del campaniletto a vela ancora esistente. La navata larga come l'attuale, piu in basso del presbiterio secondo le regole liturgiche, sormontata da una volta a cupola su pennacchi, terminava pen) all'altezza dell'attuale porta a mezzogiorno esclusa (2). Come si puo vedere all'esterno dei muri perimetrali dalle linee di raccordo delle parti successive, la chiesa di allora era solo un terzo di quella attuale. Comunque una chiesa grandiosa, di stile rinascimentale piu che barocca, come si puo dedurre dalle Iinee rettangolari delle mura e delle finestre. All'interno era tutto intonaco bianco di calce; vi era un altare benedetto e dedicato ai S.S. Fabiano e Sebastiano, dove dal 1722 si conservava il Ss. Sacramento, ed un altro laterale dedicato ancor oggi all'Addolorata. S. Sebastiano fu scelto come titolare con S. Fabiano, perche oltre ad essere stato un prode era invocato contro la peste, essendo stato trafitto da frecce che lacerarono la sua carne come una peste.
Mentre poi si dara mano all'erezione del campanile, dall'altro lato dietro la chiesa era stato disegnato l'orologio solare, detto pure meridiana, ancor oggi visibile sopra la sacrestia.

(1) Cfr. S. Malvisi in “Storia di Foglizzo”, pag. 158 e ss.
(2) Sopra I'atrio della porticina a mezzogiorno e dall'aItro lato dove esce ora il calore dell'impianto di riscaldamento ad aria, rimangono due parti della facciata della prima costruzione.

PROLUNGAMENTO A PONENTE

Poiche la nuova chiesa nella sua imponenza non bastava ancora, dopo essersi saldati i debiti della prima costruzione, nel 1734 si penso di allungarla ad ovest per non dover rifare altra facciata. Così in 2 anni la chiesa si prolungo da 15 a 25 metri con l'aggiunta di una cupola ellittica e di un'abside semicircolare coperta a conchiglia. Capomastro doveva essere il Cappellaro, che poi lavora ancora a Foglizzo. Nel 1736 si ornava con preziosi stucchi la cupola ellittica, probabilmente da Carlo Gallo di Mongrando che nel 1734 lavorava in S. Giovanni di Foglizzo.
Nel 1740 si comprarono i banchi, si eresse la Via Crucis e si costru! una cappella laterale ad onore di S. Margherita da Cortona (ora del S. Cuore). Si collocarono gli stalli del coro, ma l'attuale rivestimento in legno risale al 1884. Nel marzo 1744, in seguito allo scoppio d'una epidemia del bestiame, si fece voto solenne all'Addolorata che, se fosse cessata l'epizoozia, si sarebbe edificato un altare in marmo in Suo onore ed ogni anno si sarebbe celebrata una festa il venerd! di Passione. La grazia venne entro 2 giorni. Così succedera 2 anni dopo ad Aglie, dove il Michela progettera la chiesa delle Grazie detta dei "tre cioche" (1).
I Gerbolini acquistarono nel 1745 la statua e I'icona dell'Addolorata (2) e nel 1760 il prezioso altare con la ricca cornice in marmo attorno all'Icona, dello stesso stile dell'altar maggiore e della balaustra comprati nell 1771 a Cigliano, ma provenienti da Viggiu (Va). Sono gioielli dell'arte barocca per I'armonia e ricchezza di linee e colori. II palliotto, inquadrato tra due massicce volute porta, incrostata al centro, una cartella a fascie accartocciate in cui spicca uno scudo in diaspro di Sicilia. Cosa avviene nei due corni del dossale che si protendono ai lati. Leggiadre le colonnine corinzie ai lati del tabernacolo e dell'Icona, scolpite in muschio di Francia, con capitello di marmo dorato. La porticina del tabernacolo in presbiterio, in oro sbalzato, raffigura l'ultima Cena; sopra di essa ed ai lati dell'altare vi sono 2 teste d'Angelo in marmo bianco di Carrara. Le 2 parti della balaustra sono divise in riquadri occupati rispettivamente da 2 massicce cartelle traforate e intarsiate di giallo di Siena, e di bardiglio, con trabeazione, piedistallo e balaustrini in nero.
Esse formano ora I'altare della celebrazione verso il popolo e I'ambone che sostituisce il pulpito.
Nel 1746 Mons. Merlini, nunzio in Piemonte, visitava la chiesa "che era di figura quasi ovale, imbiancata interamente, salvo la cupola sopra I'altar maggiore, chiuso con cancelli di legno" (3) e constatava che vi erano 14 sacerdoti e 8 chierici su 1400 abitanti.
Nel 1749 si costrui un'orchestra con un organo a 6 registri.
Nel 1755 l'Abate di S. Benigno il Card. Carlo Vittorio Amedeo delle Lanze (1712-84) detto "l' Angelo del Piemonte", che in 2 conclavi entro papabile, il 20 maggio consacrava solennemente la Chiesa conferendole il titolo dei S.S. Fabiano e Sebastiano; del rito testimoniano le 12 croci che si vedono sulle pareti (41. 11 Cardinale compi poi ancora cinque vi site pastorali in S. Giusto: ne11768, 1771,1776, 1780 e 1783, cresimando piu di mille persone.

(I) Cfr. l'iscrizione sulla racciata: "B.M.V. servato pecude Alladi votum 1746".
(2) La pala raffigura ['Addolorata e S. Giovanni rivolto verso S. Filippo Bcnizi, generale dei Servi di Maria, che rinuncia alia tiara pontiticia a lui offerta.
(3) crr. Don Leydi in "Cenni storici", pag. 26.
(4) L'altare consacrato dal Cardinale doveva essere quello altuale di S. Caterina, I'unico in cui si notano incise le 5 croci, mentre gli altri hanno solo la pietra sacra ossia sono "portatili", compreso quello maggiore acquistato nel 1771.

PROLUNGAMENTO AD ORIENTE

Dopo la rinuncia del Vicario Don Bartolomeo Fiorina, il successore Don Domenico Actis eletto nel 1781, constatando I'aumento della popolazione che frequentava in massa la chiesa, lancio I'idea di ingrandirla ed affido la stesura del progetto all'Arch. Ing. Pier Claudio Boggio (1) di S. Giorgio.
Questi, conseguito il diploma di architetto dal Magistrato della Regia Universita degli studi a Torino il 27 luglio 1775, si distinse ben presto in costruzioni idrauliche, tanto che divenne "idraulico nazionale con la direzione di navigli e bealere nazionali" (2). Si dava anche per diletto a progettare chiese; certi suoi disegni di chiese, anche se non furono attuati, come quello per il borgo di Galliate in data 1787, non hanno nulla da invidiare a quelli del famoso Vittone. Cosi Don Actis si rivolse all'artista vicino, che consegno il progetto in data 10 agosto 1792. E la chiesa di S. Giusto, con la sola cappella di S. Pietro di S. Giorgio tra via Peila e via Chiesa, rimangono le opere che immortaleranno il nome del Boggio, il quale in seguito divento pure consigliere del Dipartimento della Dora nella Repubblica Cisalpina.
Il 28 agosto 1792, come si puo leggere in una parete della chiesa nel punta dove fu allungata, il priore Giuseppe Ellena vi pose la prima pietra della nuova costruzione che prolungava la chiesa da m. 25 a m. 46 con la stessa altezza e larghezza. La popolazione, che pur versava in miseria dopo le recenti liti per la divisione dei beni del nuovo Comune, si mise in quattro - si potrebbe anche dire di piu - per I'esecuzione dei lavori sotto la direzione dello stesso Ing. Boggio e dello stuccatore Giacinto Vassallo. Allora attorno alla chiesa non c'erano piu di due o tre case; cia spiega come si sia potuta costruire una nuova fornace nel gerbido dove ora sorge la "casa della lana" (Ten dent) e di Ii si fornivano i mattoni che vediamo all'esterno per la nuova parte della chiesa.
Tutti gli abitanti si erano impegnati, in proporzione dei beni di recente contati nel pubblico Registro, a prestarsi gratuitamente per una o piu giornate di lavoro al mese, e si andava a gara a fare di piu nei giorni liberi dai lavori dei campi. Nella fornace era stata collocata una campana, e bastavano pochi rintocchi perche la gente corresse quando c'era maggior bisogno.
I lavori durarono per 5 anni. Di rilievo le ampie finestre rotonde e a ventaglio proprie del rococo. La facciata riproduceva quella preesistente; all'entrata sopra le belle porte lavorate in legno v'era la dedica in latino inaugurata con la solenne benedizione (3) della chiesa aperta al culto, cosi come fu registrata dal Bertolotti nel secolo scorso:
"Aedem DOM sacram
(Questa chiesa con sac rata a Dio Oltimo Massimo)
in honorem Marire Virginis Perdolentis
(ad onore di Maria Vergine Addolarata)
atque SS. lusti, Fabiani et Sebastiani M.
(e di S. Giusto, Fabiano e Sebastiano Martiri)
anno 1697 a fundamentis excitatam (eretta dalle fondamenta nel 1697)
publica pietas et magnifica largitio
(la pubblica pieta e grande generosita)
perficiebat anno 1797".
(completava nell'anno 1797)

(I) Nato il 4 settembre 1751, marta il 28 luglio 1823.
(2) Cfr. Camillo Boggio in "Le chiese del Canavese", pag. 98.
(3) Impartita dal Vicario generale Ferrero per delega dell'Abate Valperga il 22 ottobre 1797, nel giorno della festa Patronale.

PITTURE DELLA CHIESA

La chiesa completata alla fine del Settecento era internamente tutta bianca fuorche gli stucchi dei pilastri ed era gia bellissima nella sua semplicita. Ma i Sangiustesi nell'Ottocento vollero arricchirla di preziose pitture.
Nel 1841 fu costruita la cappella del Patrocinio di S. Giuseppe (ora di S. Caterina) con altare in marmo e fu collocata come pala una tela di C. Ronchino che raffigura la morte di S. Giuseppe in alto, e S. Luigi e S. Caterina in basso; al fondo si legge: "c. Ronchino invenit et pinxit Calusii 1831". Mentre le figure sono copie di famose pitture d'Autore, di originale c'e il paesaggio che si ammira attraverso una finestra ed e tipico della moda romantica dell'800.
Nel 1854, anno tristemente nota per lo scoppio del colera (107 morti) e felicemente nota per la proclamazione del dogma dell'lmmacolata Concezione, si costrui la cappella di S. Sebastiano con una splendida statua in legno e si fece affrescare il bacino dal nota pittore Agostino Visetti (1821-1904) da Montanaro. Buon ritrattista e pittore di varie chiese, egli delineo la dolce figura dell'immacolata, attorniata da S. Rocco e da S. Antonio Abate.
Intanto si pensava alla decorazione di tutta la chiesa. Si conserva un bozzetto d'un certo Minoja del 1892 che non fu attuato. II prevosto Don Leydi, dopo aver restaurato la facciata della chiesa nel 1897, incaricò il pittore montanarese Cay. Giovanni Silvestro (1860-1958) per tale impresa. All'appello del parroco risposero i Sangiustesi, anche quelli emigrati in Francia e in America, con slancio di generosita. Ci pare di rivedere quel maestro del pennello, il cui nome oggi scordato e legato ad un centinaio di chiese canavesane; "piccolo, ma eretto come un giovane ventenne nonostante sia giunto alla soglia dei cent'anni, dalla caratteristica barba alla Giuseppe Verdi" (I) mentre si aggirava suI ponteggio in legno, seguito poi dall'indoratore Boggio e figli di Verolengo, che davano nuovo splendore a capitelli e cornici. lniziando dall'abside, vediamo affrescati con soavita d'immagini e di colori i medaglioni di S. Savino tra quelli di S. Pietro e Paolo; nel presbiterio sopra la scritta: "venite, comedite panem meum" e raffigurata l'adorazione del SS. Sacramento con attomo i medaglioni dei 4 Dottori occidentali della fede: Ambrogio, Agostino, Gerolamo e Gregorio. Nella volta centrale e cantata la gloria di S. Giusto martire con la scritta: "Laus, honor et gloria S. Giusto Martiri. Nella volta a cupola della parte piu recente della chiesa sta ritta ai piedi della Croce la Vergine Addolorata con i Ss. Fabiano e Sebastiano e la dedica: "B.M.V. VII dolorum, S.S. M. Fabiano et Sebastiano". Ai fianchi delle due ultime volte sono raffigurati i 4 Evangelisti ed infine davanti all'organo sulla volta S. Giuseppe. Anche l'lcona dell'abside e da attribuirsi al Silvestro. Questi, a quanta riferiva il Prevosto Don Scapino, si fece portare in macchina prima di morire a contemplare i suoi affreschi in S. Giusto quasi a pregustare il Cielo.
Nel 1900 le decorazioni saranno ripassate, per il deterioramento dell'umidita e per installare nuovi impianti elettrici (1921) e termici (1966), dal pittore Giovanni Comoglio (1883-1963) di S. Giorgio nel 1931 (2) e dalla ditta Chiolerio Cay. Vittorio da Cuorgne nel 1969.

(1) Don Giuseppe Ponchia in "Sulle allee tra le beaIere", pag. 14.
(2) A quel tempo risale anche it ritocco alla facciata e la nuova scritta all'entrata: "Curiales anno 1797 a fundamentis excitatam piorum elargitionibus et liberalitate novo cuitu exornarunt 1931" = "Gli amministratori pubblici, eretta I'ultima parte di chiesa nel 1797, l'abbellirono con offerte di pie persone neI 1931".

LA SACRESTIA

In realta due sono le sacrestie, simmetriche rispetto alla seconda costruzione della chiesa: una rivolta verso mezzogiorno, costruita nel 1738, e l'altra risalente al 1855 verso mezzanotte. Questa, detta sacrestia vecchia, perche ripostiglio di cose vecchie, anche se e la piu recente, immette al campanile e all'oratorio, ma non merita speciale considerazione. L'altra invece e un gioiello d'arte. Basta contemplarne la volta affrescata nel 1739 dall'architetto Costanzo Michela. Questi, nato ad Aglie il 10 giugno 1689 e morto I'11 gennaio 1754, e come si sa il piu antico costruttore di chiese della nostra diocesi che si conosca, degno del Guarini, del Vittone, del Iuvarra, come e stato chiarito di recente nella mostra del Barocco Piemontese allestita in Torino ne11963. Non e certo il caso di mettere qui in rilievo la genialita della sua architettura, il cui piu bel monumento resta la chiesa di S. Marta ad Aglie, capolavoro dello stile Rococo. Ma e proprio il caso di far conoscere ai competenti e a tutti gli amanti dell'arte che Costanzo Michela e anche pittore insigne, che e qui a S. Giusto un suo affresco, il quale e nella stesso tempo il piu antico che vi si trovi. Che cosa ha di speciale
questa pittura che forse tante volte abbiamo ammirato solo per i colori o le figure?
Premettiamo che 10 stile dell'epoca era il barocco (I), che rifugge la linea retta e ricerca la sagoma contorta, esasperato nel 1700 dal rococo (2) che si esprime in forma minuta, arricciata, immaginosa. "Per l'architettura non si saprebbe trovare altra chiesa con pianta irregolare come quella di S. Marta del Michela, nella quale una successione di tre ellissi costituiscono il corpo principale della chiesa ed il campanile e su pianta a triangolo curvilineo terminante con colonnine e cupole" (3).
Cosi nella nostra sacrestia la volta e a croci era irregolare, stante la dimensione rettangolare di m. 8 x 6 dell'interno, con 4 cerchi agli angoli ed uno nel mezzo. Lo stile rococo dell'affresco consiste nel fasto decorativo, nel contrasto di masse e di colori, nel movimento delle figure; basti contemplare gli angeli volanti nei 4 cerchi, quei cordoni con i fiocchi, quel turibolo che si staglia tra volute simmetriche, pendoni di foglie, pigne e cartelle con scritte latine: “soli Deo gloria”, "hic domus Dei est", "domus mea domus orationis", "redificavit populus domum Deo", "consummavit eam ad laudem Dei", "venite ad sanctuarium eius", ecc. Ed e questo fondo costante di gravita che qui si traduce in sacralita, che caratterizza il Barocco Piemontese. Data la scarsa produzione pittorica del tempo nella nostra regione, si puo dire che la volta della sacrestia e originale, di val ore e d'Autore. Se poi aggiungiamo assieme a certi quadri esposti, come S. Giacomo di C. Boggio ed una graziosa Madonna con Bambino a firma di V. Tronchetti, ecc., il grandioso Crocifisso in legno e gli armadi in legno scolpito come le porte e la cassaforte, allora possiamo vantarci d'aver una delle piu artisti che sacrestie. Senza calcolare il val ore degli oggetti e arredamenti sacri ivi custoditi.

(I) Dal portoghese = perla irregolare.
(2) In francese, rocaille = conchiglia, detto pure stile Luigi XV o Pompadour.
(3) Cfr. C. Boggio in “Le chiese del Canavese”, pag. 97.

IL CAMPANILE

Nei secoli scorsi si attribuiva quasi una virtu totemica al proprio campanile, emblema del paese. I Gerbolini, volendo diventare autonomi da S. Giorgio, cercarono, anche per amore campanilistico, di erigersi una torre piu alta, con un cupolino terminante a punta, come la lesina del calzolaio. Percia si diceva presso i paesi vicini: "A son lesne coi d' San Giust". 11 che significa pure che i Sangiustesi sono aguzzi... d'ingegno. La costruzione del campanile risale al 1708. In dieci anni si costrui fino all'altezza dei quadranti orari, che allora natural mente non c'erano; invece dell'orologio c'erano le campane. Solo nel 1725 si inizia l'erezione del cornicione terminate poi con il cupolotto. Dirigeva i lavori I'impresa Cappellaro Maurizio di Mongrando biellese (Vc). Tale capomastro si ritrova con il fratello Giuseppe nel 1713 a Foglizzo per I'erezione del campanile della chiesa di S. Giovanni decollato, della stessa forma, benche ridotta, di quello di S. Giusto. Pare quindi logico attribuire il disegno del nostro campanile allo stesso Ing. Arch. Pancrazio Mosso che progetta quello di Foglizzo (I).
A chi osserva il campanile dal giardino retrostante la cas a parrocchiale, pare di vedere un missile che si eleva da terra con I'imponenza della sua mole di m. 5 x 5 x 43 di altezza. Da notare la sobrieta e I'armonia delle linee architettoniche esterne nei 7 piani traforati da feritoie, nonche lo slancio della cuspide ottagonale con aperture ad arco romanico in corrispondenza ad altre 4 inferiori e piu ampie della cella campanaria.
A proposito, anche le campane hanno la loro storia. Esse sono 4:
1) la minore, di Kg. 250 reca scolpite effigi con la scritta: "Ss. Fab. et Sebastianus Martires anno 1928", quando fu rifusa, sebbene sia del 1849;
2) la nuova, di Kg. 280 reca la figura con la scritta: "S. lustus Mart. anno 1928", come la prima, e opera di Achille Mazzola di Valduggia (Vc) e fu benedetta da Don Scotti prevosto;
3) la mezzana, di Kg. 580 reca l'immagine dell'lmmacolata da una parte e del Crocifisso dall'altra con la scritta: "Maria concepita senza macchia originale prega per noi! Torino 1784";
4) il campanone, di Kg. 944, porta le figure con la scritta: "In nom. B.M.V. sept. dol. et Fabiani et Sebastiani et lusti municipium 1883" e al di sotto: "Ipsum refudit a. D. 1963", con l'autore: "Mazzola Roberto fu Pasquale fece - Valduggia Vercelli". Fu quindi rifuso a spese del Municipio (Sindaco G. Cappo) e benedetto dal prevosto Don Scapino, dopo esser state danneggiato da una mitragliatrice il 25 aprile 1945. Altre volte erano gia state rifuse le campane nel 1794 e nel 1849. Nel 1951 venne installato I'impianto radiofonico permanente con amplificatori ed altoparlanti. Nel 1963 la ditta Cordera di Strambino sostituiva all'orologio meccanico quello elettronico e la ditta Mazzola installava I'impianto per il suono automatico delle campane; il tutto per un ammontare di 3 milioni a spese del Comune. Dopo una violenta scarica di fulmine del 6 maggio 1971, si installa sui campanile un nuovo parafulmine, si rifece I'impianto elettrico, si costrui una soletta di cementa al piano campane e un tetto di piombo attorno al cupolino. Cosi la torre campanaria rimane prestigiosa come segno di unita religiosa e civile.

(1) err. s. Malvisi in "Storia di Foglizzo", pag. 166.

LA CAPPELLA DELLA CONSOLATA DEL BRIK

Fu edificata nel 1861 da Don Antonio lane che fu dapprima viceparroco a S. Giusto, quindi vicario di Cortereggio dove viene ricordato dal Bertolotti per aver restaurato la chiesa e verso il1880 economa di Campo, frazione di Castellamonte. La proprieta e ora della chiesa parrocchiale. Tale santuario dedicate alla Consolata e situato in amena posizione sui brik del Boschetto alto m. 281 ed ha una elegante facciata con campanile a vela. 11 Prevosto Don Scapino fece voto nel 1944 di solennizzare la festa della Consolata che ricorre il 20 giugno, qual ora il paese fosse state risparmiato dalla guerra.

LA CAPPELLA PETRINI CO MARENGH

Fu eretta nel 1804 dal Geom. Giovanni Maria Petrini in sostituzione di un'edicola fatta due anni prima, in cui da ignoti era stata bruciata la statua dell' Addolorata. Essa divenne ben presto per lo zelo del nipote Don Biagio Petrini, morto nel 1887, cappellano di Bonaudi (Rivarolo), un rinomato santuario. Per contrasti tra la Compagnia dell' Addolorata che amministrava la parrocchia e il suddetto cappellano, fu interdetta nel 1879 e riaperta al culto solo nel 1965. La festa annuale si celebra in settembre. I numerosi quadri votivi tuttora conservati testimoniano come questa cappella venisse tenuta in conto di vero Santuario.

LA CAPPELLA DI S. GIACOMO DI RUSPAGLIE

Sul brik della valle Morella, in regione Ronchi, presso l'industria Laterizi Canavesana, si trova un'antica cappella, detta di S. Giacomo, protettore delle vigne una volta molto coltivate. Sulla facciata, sotto lo stemma dei Cavalieri di Malta cui apparteneva, si legge a malapena questa scritta: "Hoc sacellum divo Jacobi dicatum pene dirutum pietas publica restauravit 1874". lnfatti quella cappella, interdetta all'inizio del 1800 per l'usurpazione dei rivoluzionari Francesi, acquistata poi con la cascina dal sig. Babando di S. Giorgio, fu restaurata dai fedeli di S. Giusto divenuti cosi comproprietari nel 1874 e riaperta al culto. Dentro vi e un bell'affresco raffigurante Madonna con Bambino tra S. Giacomo e S. Giovanni Battista. Fino a pochi anni fa era frequentata il giorno di Pasquetta, quando si celebrava anche la Messa. fu ancora restaurata verso il 1930.
E un residuo storico fra i più suggestivi; purtroppo completamente avvolto dai rovi.

LA CAPPELLA DELLA CONTRADA

Fu costruita a "furor di popolo" contradaiolo nel 1968, su progetto di Bartolomeo Foglia, al posta del fatiscente pilone dedicato all' Addolorata suI fondo di via Gioannini, alIa confluenza con Via Castellamonte. Sopra l'altare di marmo, vi e una statua della Madonna, benedetta nel 1949, quando si comincio la festa della Contrada divenuta ora la più popolare di S. Giusto. Accanto vi e una fontanella e una riproduzione in miniatura della grotta di Lourdes. Vi sarebbero pure altre edicole sacre degne di menzione, come quelle in Via Cappo; in una, alla confluenza del vicolo Vic, si conserva una statua in legno dell' Addolorata del 1700.

L'ORATORIO PARROCCHIALE

Accanto alla chiesa verso mezzanotte entro un ampio recinto si puo ancora ammirare la facciata, in mattoni grezzi, dell'"oratorio" della Confraternita dell'Addolorata costruito nel 1752 (I). Qui i confratelli si riunivano dopo la costruzione della chiesa primitiva per recitare l'ufficio; qui i capi-famiglia decisero di lottare per smembrarsi civilmente da S. Giorgio nell'aprile 1767. Dietro tale salone nel 1855 fu costruita una sacrestia rivolta a mezzanotte con due piccole camere unite per ripostiglio. Dopo la traslazione delle salme dall'attiguo cimitero antico in quello attuale nel 1935 e l'estinzione della Confraternita, il Prevosto Don Scapino penso bene di adattare quel sito e quelle sale a Oratorio per la gioventù maschile intitolandolo allo scomparso Rino Gallinatto. Veramente l'oratorio s'era già aperto fin dal 1925 dove ora sorge il cine-teatro parrocchiale; Don Scotti aveva realizzato sul sito della casa rustica parrocchiale del 1757 un salone-teatro che serviva anche da scuola serale e da oratorio festivo. Ma la nuova sede era molto più ampia e adatta alle riunioni distinte ed ai giochi (2). Soprattutto dopo la guerra l'Oratorio divenne la fucina di tutte le iniziative dei giovani e degli uomini sangiustesi! (3).
Oltre alle varie adunanze di carattere religioso (catechismi, azione cattolica) l'Oratorio fu sede dell'unione sportiva "Viriditas" dove si temprarono gli attuali dirigenti sportivi, del primo giornale: "La vas del Zerb" uscito 40 anni fa, di "citta dei ragazzi", di gruppo Scouts, di Olimpiadi, di ogni tipo di scuola: meccanica, lingue straniere, musica, canto, recite, di film a passe ridotto. Ancora nel 1968 il compianto Don Scapino per attuare l'impianto di riscaldamento della chiesa procedeva all'attuale sistemazione dell'Oratorio. Con la permuta di un piccolo appezzamento di terreno tra il Comune ed il beneficio parrocchiale si e aggiunto un bel quadrato di terreno all'entrata, dalla piazza della chiesa; in esso si e installato l'impianto di riscaldamento della chiesa ed un muro perimetrale che si adatta bene al complesso della piazza monumentale. Lungo il fabbricato si estende un bel terrazzo lunge m. 27 e largo m. 3, a cui si puo accedere con scala esterna, opera dell'impresa Boggio-Verga di S. Giusto. Cosi il parapetto in cemento suI terrazzo e della ditta Tapparo Giovanni. Infine si e asfaltato il cortile non compreso nel campo del pallone e si sono installati giochi all'aperto (altalene, scivoli, parallele, trapezi).
Un breve accenno anche all'Oratorio femminile costituito presso l' Asilo gia nel1903 ed intitolato a S. Agnese. Oltre alIa scuola religiosa, le ragazze assistite dalle Suore di Maria Ausiliatrice imparano a recitare e ricamare. Nel cortile sotto alberi secolari sono installati giochi vari.

(1) Esiste nell'archivio parrocchiale la capitolazione tra Giuseppe Mano, Priore della Confraternita dell'Addolorata, e Francesco Siletto di Mongrando
(2) Gift nel 1939 fu ordinata dal collegio di S. Benigno l'attuale giostra.
(3) Nel1940 si costrui una tettoia poi demolita, si abbattè:: il muro che divideva il grande cortile, che prima fu camposanto, dal piccolo dove si trova la giostra e si intonacarono i mmi dell'edificio.

CASA DI RIPOSO "S. GIUSEPPE"

E' una delle più antiche ville sangiustesi esistenti; basta osservare le volte di quelle ampie sale per capire che si tratta d'un palazzo di stile barocco piemontese. Nel 1750 Don Giuseppe Bassi adibiva una sala a cappella intitolata alIa Madre del Buon Consiglio e dotata nel 1766 di beneficio semplice ecclesiastico con una rendita di L. 5000. Nel 1769 Benedetto XIV concedeva indulgenze a chi visitava o celebrava in quella cappella "sita nel Gerbo grande, fini di S. Giorgio, regione della Garimonda". In un secolo si succedettero i seguenti Priori del beneficio della B.Y. del Buon Consiglio, della famiglia Bassi: Don Fancesco (t 1785), Don Carlo (t 1805), Don Giovanni e Don Paolo (t 1878 prevosto di Argentera). Ai Bassi verso il 1900 succedono i Trotti e gli Audoli, famiglie di avvocati. Nel 1921 vi si stabilisce Don Giuseppe Formia, reduce dall'America, dove lavoro 25 anni come missionario degli emigrati italiani. Egli, nato a Tonengo di Mazze nel 1873, mori a S. Giusto nel 1941 lasciando la casa e i suoi beni per un' opera di assistenza ai malati ed agli anziani. Imperversando la seconda guerra mondiale, il Prevosto Don Scapino dovette attenderne la fine ed anche... la svalutazione della moneta. Solo nel 1949 pote iniziare i lavori di ampliamento e adattamento della casa, invocando contributi da ogni parte. Senonche, essendo cessata la bella stagione e su 3 milioni e mezzo di spesa essendosi raccolto solo 1 milione e mezzo, si giudico bene soprassedere. Ed ecco tempi migliori: nel 1960 la signora Pia Gioannini in Francotto lasciava alIa sua morte al Prevosto la somma di 2 milioni, se entro dieci anni realizzava un Ricovero; e nel1961 giungeva altro lascito di 3.255.000 per la vendita di cas a Mariani, ereditata dalla defunta Pia Gioannini ved. Delgrosso, al sig. Zanna Rinaldo (I). Allora si ripresero subito i lavori. II Prevosto Don Scapino, dopo varie ricerche, ottiene il personale direttivo presso la Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fino al 1984. Dopo un solenne ricevimento delle suore Salesiane entrate il 25 novembre 1962, si apri la nuova Casa di Riposo, intitolata a S. Giuseppe in ricordo anche del benemerito Don Giuseppe Formia. Spese sostenute: 19 milioni, entrate 14 milioni. Per saldare il bilancio, Don Scapino decide di fare una solenne inaugurazione, invitando le maggiori Autorita e sensibilizzando l'opinione pubblica. Cosi i16 maggio 1963 rimase memorabile negli annali della storia sangiustese per le numerose adesioni e personalita convenute, tra cui il vescovo d'Ivrea Mons. Mensa, Parlamentari, Sindaci, presidenti di case di Riposo, ecc.. II bilancio a poco a poco si e pareggiato, ed ora e realizzata la costruzione di un'altra ala dell'edificio nel vasto giardino.

(1) Veramente la sig.ra Pia Gioannini era gia morta nel 1941, lasciando la casa, avuta in uso dalla sorella Marietta Gioannini, al Cottolengo di Torino. Ma, per vari motivi non avendo questo accettato di fare un ricovero, si decise di ripartire il ricavato dalla vendita (6.500.000) tra il Cottolengo e l'erigenda Casa di Riposo.

IL CONVENTO DELLE "MONACHE BIANCHE"

In piazza del Municipio a ponente si poteva ancora vedere, una quindicina di anni fa, un monastero non tanto antico quanta abbandonato, anzi fermato nel suo sviluppo promettente. E ricordato come il convento delle "muggne bianche" ossia di Suore biancovestite. L'esistenza di quella cas a e in particolare della "rotonda" incompiuta testimoniava agli occhi dei Sangiustesi la sublimita dell'ideale contemplativo, cui si erano votate delle giovani vite, ideale purtroppo infranto da eventi legati alle condizioni particolari dei tempi e delle situazioni. Una certa Suor Cerruti Serafina, al secolo Camilla, nata a Torino nel 1866, aveva fondato in quel recinto di circa 80 tavole piemontesi un convento di suore di clausura associate alla Congregazione religiosa delle Ancelle del Ss. Sacramento, fondate nel1858 in Francia da S. Pier Giuliano Eymard.
All'inizio di via del mulino vi era la porta d'entrata (con la scritta "venite, adoremus") ad una cappella sormontata da un piccolo campanile a vela, dedicata a Maria Immacolata, nostra Signora del Ss. Sacramento. Tale oratorio (luogo di preghiera) semipubblico (aperto certe volte al pubblico) fu benedetto il 1O maggio 1898 da Mons. Agostino Richelmy arcivescovo di Torino, l'anno seguente creato Cardinale. In esso le claustrali, che arrivarono ad una ventina, separate dalla grata, recitavano in coro a determinate ore l'ufficio divino e passavano ore di adorazione al Ss. Sacramento.
Tanta era la loro devozione al Mistero Eucaristico, che si decise la costruzione di un Santuario grandioso all'inizio di questo secolo. L'opera ideata dall'Arch. lng. Camillo Boggio (I), fu iniziata con i sacrifici delle povere Suore ed il contributo della popolazione, ma non fu portata a termine.
Per le pessime condizioni di salute in cui versavano le Suore ai tempi della prima guerra mondiale, il Prevosto Don Scotti ottenne dal Vescovo la loro riduzione allo stato laicale. Solo Suor Serafina continuo ad accarezzare it suo sogno invano e, morendo nel 1945, lasciava erede del monastero la parrocchia di S. Giusto. Don Scapino studio varie soluzioni per utilizzare l'opera, sia con il Cottolengo per farvi una casa di riposo, sia con le Suore Sacramentine Francesi, sia con l'amministrazione comunale per farvi il nuovo municipio; tutto invano! Non essendo monumento nazionale, e stata alienata per devolvere il ricavato a favore della Casa di Riposo.

(I) Nato a S. Giorgio nel 1847, risiedette a Torino, dove si spense verso il 1924. Le chiese di stile neoc1assico da lui ideate sono quelle di Pont, Villate, Carema, Borgo Revel, le cappelle di S. Pietro a Montalenghe, di S. Rocco a Saito e il santuario di S. Anna a Locana. Restauro il duomo e il santuario del Monte Stella a Ivrea. Tra i suoi scritti ricordiamo ancora: "Le prime chiese cristiane nel Canavesatoù"; "Torri, case, castelli nel Canavese"; "Gli architetti Carlo e Andrea di Castellamonte e 10 sviluppo di Torino nel sec. XVI"; "Sviluppo edilizio di Torino dall'assedio del 1706 alla rivoluzione francese"; "Sviluppo edilizio di Torino dalla rivoluzione francese alla meta del sec. XIX". Fu nominata Grand'Ufficiale e membro dell' Accademia Albertina.

LA SCUOLA MATERNA

E' l'asilo d'infanzia intitolato prima al Cav. Cesare Bassi e poi alla Duchessa di Genova. Dopo it primo asilo piemontese di Rivarolo (1834) ed altri come S. Giorgio (1846), si pensa anche a S. Giusto a tale istituzione. Ma occorreva trovare un animatore ed un benefattore come a Rivarolo fu Maurizio Farina, a S. Giorgio Carlo Ignazio Giulio, ad Azeglio il celebre Massimo Tapparelli. Gli animatori furono il Cay. Cesare Giovanni Bassi ed il Prevosto Don Borgra, che formarono un comitato composta da Billi Francesco, Boggio Antonio, Francesco e Bartolomeo, Fiorina Giorgio, Gioannini Pietro, Comm. Mariani Pietro e Pastore Domenico. L'occasione dell'avvio dei lavori venne dopo la morte del Cap. Severino Delgrosso di Mazze, consorte della sangiustese Pia Gioannini, il Quale lasciava la somma di L. 3000 se entro 3 anni si fosse fatto l'asilo.
Il progetto subito stilato gratuitamente nel1888 dall'lng. Camillo Boggio richiedeva pero più di L. 25.000 (1). Ci si raccomando dunque al Comune, che offri gratis il terreno, ed aIle offerte della popolazione. Cosi il 28 aprile 1889 fu posta la prima pietra o meglio furono poste 4 pietre fondamentali, messi prima all'incanto per un totale di L. 560.
Impresari furono i fratelli Manardo di S. Giusto. Dopo appena due anni venne il giomo della solenne inaugurazione del 5 ottobre 1890.
A dirigere la casa furono poste le Figlie di Maria Ausiliatrice, il cui istituto era appena nato nel 1872 dal euore di S. Giovanni Bosco e di S. Domenica Mazzarello. Autorità e popolazione accoglievano con giubilo il 28 ottobre 1890 l'entrata delle Suore salesiane in S. Giusto. L'asilo venne eretto in ente morale con decreto del Re Vittorio Emanuele III in data 22 febbraio 1903 ed ebbe il primo statuto organico approvato dal Ministro Giolitti il 4 ottobre 1908. Ma non tutto il progetto fu allora attuato per mancanza di fondi. sara l'amministrazione retta dal Prevosto Don Scapino che completarono l'opera dotandola delle moderne attrezzature. I lavori, iniziati nel1958 durarono 4 anni. Ad opera dell'impresa Boggio-Verga, fu costruita l'ala mancante dell'edificio verso mezzanotte comprendente cucina, aule e servizi igienici. Fu riparato il tetto e si e adibita la sala centrale a cappella intitolata all'Ausiliatrice. A Lei infatti fu dedicata la nuova "scuola materna", che ora imposta l'educazione dei piccoli, non più su rigido meccanismo nozionistico, ma sulla base della vita familiare e del gioco, secondo i nuovi orientamenti pedagogici.

(1) Lo stile, con cui C. Boggio progetto l'Asilo, le Scuole Elementari, la "Rotonda" ed il cimitero di S. Giusto, e evidentemente neoclassico, caratterizzato dal predominio della linea retta, della superficie piana e distesa, dell'orizzontalismo di massa, con frontoni, membrature e trabeazioni classiche.

LA PIAZZA DELLA CHIESA

E' l'area delimitata a mezzanotte da Piazza Don Scapino ( del peso), a oriente da via XXV luglio (che la separa da Piazza Vittorio), a mezzogiorno da Via della Liberta (che sbocca in Piazza del Municipio), a ponente dall'oratorio "R. Gallinatto", dalla Chiesa e casa parrocchiale. E la piazza centrale che richiama tanti episodi storici, come sta scritto su una lapide.
La si riunivano ed ancor oggi si riuniscono i fedeli per le sacre funzioni. La il messo comunale, previo mllo di tamburo, pubblicava i bandi. La nel1851 un olmo secolare, su cui s'era abbattuto il fulmine colpendo a morte tre pastorelli, venne atterrato per ordine del Sindaco perche non ricordasse
pili tale sventura agli affiitti genitori. La fu eretta nel 1884 una croce in legno alta quasi m. 10, recante attorcigliato in basso un grosso serpente con una mela in bocca e in alto i simboli della Passione. Tale croce non resse aIle intemperie nel1904 e fu sostituita da quella in pietra nel 1930 per cura del municipio, il quale la tolse dal cimitero. Infatti su un alto basamento in graniglia aggiunto nel 1933 dal Prevosto Don Scotti, c'e una lapide che ricorda il fatto.
La il 25 aprile 1945 sa1uto l'alba della Liberazione, dopo un sanguinoso scontro tra Tedeschi e Partigiani! Ecco perche, per impulso del sindaco prof Carlo De Marchi, quell'area dove va diventare una zona di rispetto, i1 parco della rimembranza, la sede d'un monumento ai Caduti di tutte le guerre!
Nel 1965 si disposero a braccia, a lato della Chiesa, il monumento alla Croce ed ai Caduti, davanti ad un magnifico giardino di aiuole, piante ornamentali e panchine, attraversato da un viale che porta al sagrato della Chiesa, a sua volta pavimentato da cubetti di porfido. 11 monumento ai Caduti, progettato dall'Ing. Plinio Cottafava di Torino, e formato da due blocchi di marmo verde (Alpi c1assico) raffiguranti un muro sbrecciato; su uno di questi e scritto: "Perchè sia santo e lacrimato il sangue per la Patria versato" e sull'altro e delineata la figura bronzea d'un eroe che manda l'ultimo grido, opera del Prof. Gastini Marco Iunior di Torino. Attomo ad esso s'innalza su base ellittica una stele aerodinamica in granito, con una guglia alta m. 11 ed un' antenna alza-bandiera. La curva ellittica della stele, caratteristica del "boomerang" (arma australiana che colpisce e torna a chi l'ha scagliata), raffigura la sublimazione del sacrificio dei Caduti. Tale modema sistemazione della piazza fu inaugurata il 7 novembre 1965. Alla scoperta del Monumento ai Caduti,echeggiavano 21 colpi di cannone ed un volo di colombi si alzava nel cielo, alla presenza di alte Autorita e rappresentanze dell'esercito, marina e aeronautica, mentre la banda dei Carabinieri eseguiva "Ie campane di Trieste". Parlarono Mons. Mensa vescovo d'Ivrea, il sottosegretario Albertini a nome del govemo, l' A vv. Oberto presidente della Provincia, il Sindaco e Mons. Costanzo di Strambino. Alla sera esibizione di gruppi folkloristici, spettacolo pirotecnico e proiezione del film "Il Piave mormorò".

PIAZZA S. GIOVANNI BOSCO

Già nel 1934 in occasione dei solenni festeggiamenti per la canonizzazione di Don Bosco, veniva dedicata al suo nome la piazza davanti all'Asilo.
A 150 anni dalla nascita del Santo dei giovani, per iniziativa della locale sezione Ex-allievi salesiani, si recingeva la piazza d'un muretto di cemento alto 60 em., entro cui si creava un parco-giochi permanente; in mezzo ad esso, su una base di cementa alta m. 2,50 si collocava una statua di Don Bosco donata dal Sindaco prof De Marchi e realizzata dal sangiustese Giovanni Tapparo su forma del Cellini, alta m. 1,80.
L'inaugurazione solenne avvenne domenica 23 aprile 1967 alla presenza del Vescovo Mons. Bettazzi e del prefetto generale dei Salesiani Don Fedrigotti, parlamentari, di complessi bandistici e corali, di molta folla. Sul piedistallo del monumento sono incise queste parole: "Don Bosco, a ognuno che passa sorridi e benedici, 23-4-1967".

LA STELLA BIANCA

Si chiama cosi una graziosa aiuola in forma di stella a cinque punte posta all'ingresso del paese arrivando da S. Giorgio nell'isolato tra Viale Madonnina e Via XXV Luglio. Essa si inquadra bene all'entrata del "giardino del Canavese".

LA BANCA

Era logico che le "lesne del Zerb" si rivolgessero finalmente, dopo tante accuse di avarizia, ala decisione di ottenere suI posta una "Cassa di risparmio". Veramente il Cay. Cesare Bassi, aveva perorata gia la causa. Ma soltanto il 6 febbraio 1966, per merito del Sindaco De Marchi doveva aprirsi in San Giusto una dipendenza della Cassa di Risparmio, con una solenne inaugurazione, presso la sede del Condominio Aurora in via XXV Luglio. "Gente risparmiatrice, non avida e neppure avara", diceva l'articolo della "Gazzetta del Popolo" il giomo seguente a proposito dei Sangiustesi, intervenuti in massa all'inaugurazione. Alla cerimonia con le autorita locali erano intervenuti il presidente della Cassa di Risparmio di Torino, il presidente della Provincia, il viceprefetto, diversi funzionari della Cassa di Risparmio. Primo reggente bancario fu il Rag. Cay. Tonino Defilippi con l'aiuto contabile sig. Giacomo Zanotto. In occasione dell'inaugurazione, furono erogati alle associazioni di S. Giusto cospicui contributi.
Ora la nuova sede bancaria e stata trasferita in Piazza del Municipio.

IL CASTELLO

Lungo la via del molino, il Quale tra parentesi risale al1800 come la roggia derivata dal Malesina, si profila l'abbozzo d'un agile maniero con tanto di torre rotonda alta m. 20, merli ghibellini, finestre ad arco lanceolato, mattoni in grezzo troppo eleganti per apparire antichi... In realtà quella torre e quella facciata risalente solo al 1900 conferiscono a S. Giusto una nota di colore canavesano, giache di torri e castelli e disseminata la terra d'Arduino, e come Torino ha nel suo parco del Valentino la ricostruzione d'un castello medioevale, come poteva S. Giusto essere il giardino del Canavese senza l'ombra d'un castello?
Bene dunque ha pensato il capitano di marina Lamberto Petrini (1853-1924) a dare alIa sua residenza I'aspetto feudale, arredandolo all'interno di mobili, armi e quadri antichi. Dal nome della sua consorte fu pure denominato con grazia "Villa Margherita".

LA POSTA

II Bertolotti notava a S. Giusto che la corrispondenza dell'ufficio postale di S. Giusto, di terza c1asse, nel 1864, era "assai esigua, usando i terrazzani per lo più servirsi dell'ufficio di S. Giorgio, a cui si portano nel giorno di mercato"; tanto che l'ufficio venne presto soppresso. Fu ottenuto un ufficio nuovo nel 1887 dal Cay. Cesare Bassi, ed ora e situato in Via XXV Luglio, 27 bis.

CENTRO POLISPORTIVO "DOTT. FRANCO CERUTTI"

E' un'altra opera monumentale inaugurata giovedi 4 maggio 1967 ad opera dell'Unione Sportiva Sangiustese, guidata fino a tre mesi prima dal Dott. Franco Cerutti, deceduto a 34 anni il l0 gennaio 1967. La realizzazione e stata resa possibile non solo dalle offerte della popolazione (5 milioni), ma dall'appoggio concreto del Comune, il quale, su progetto del Geom. Pier Giorgio Cantello, fece recingere da muro di cinta e doto di spogliatoi un'area di mq. 13000, pari a 3 giornate e 40 tavole di proprieta comunale, tra Via Berchetto e Via IV Novembre. Entro vi sono delimitati regolamentari campi di calcio, di tennis, di pallavolo, di bocce e, nell'edificio, un alloggio per il custode, un bar, uno spogliatoio e docce, e ancora, nel piano superiore, le tribune per gli spettatori. AlIa manifestazione d'apertura erano presenti circa 3000 persone: tra le autorita il Presidente della Provincia A vv. Oberto che ha reciso it nastro all'entrata, l'Assessore provinciale allo sport Cay. Stucchi che ha inaugurato i campi di bocce, if Sindaco Cav. Prof Carlo De Marchi che inauguro il campo di tennis, la signora Dott. Anna Bardesono ved. del Dott. Franco Cerutti, la quale inauguro il campo di calcio come Presidente dell'U .S.S. Per l'occasione si e disputata una partita tra la squadra Sangiustese e Juventina con un incasso di oltre mezzo milione.

CINEMA E TEATRI

San Giusto si e distinto anche nel campo degli spettacoli. Il cinema, inventato come si sa dai fratelli Lumiere nel1895, arrivo a San Giusto verso il 1915 per opera di Cappo Raffaele (t 1946), tomato dall'America dov'era emigrato. Sede della prima sala cinematografica fu la attuale officina in Via XXV Luglio 42 di Succa Giuseppe. Ma il film sonoro apparve solo qualche anno dopo, nella nuova sala di Fiorina Pietro, in Via Marco Polo 10. Nel 1941 tale sala divenne sede del primo cinema parrocchiale S.A.P.A., finche nel 1945 fu costituito l'attuale salone su terreno del beneficio parrocchiale in Via della Liberta.
Pure la filodrammatica e fiorita con successo dal palcoscenico dell' Asilo a quello realizzato da Don Scotti nel 1909 misurante appena m. 6 x 12, da quello Fiorina all 'attuale cinemateatro parrocchiale; e tutto un carosello di impegnative rappresentazioni a scopo ricreativo, formativo e benefico, che porta gli attori ad esprimere le proprie capacita artistiche ed affiata sempre più il pubblico, più che in altri ritrovi o "balere".

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Pagina aggiornata il 28/12/2023